La lavorazione di un tappeto orientale

In questo articolo affronteremo il tema della lavorazione del tappeto orientale e vedremo quali sono gli strumenti necessari alla produzione di un tappeto.

I tappeti annodati a mano sono vere e proprie opere d’arte, ed il loro valore deriva soprattutto dalle ore, dai materiali e dalle tecniche di lavorazione tramandate di generazione in generazione.

Ogni fase della produzione di un tappeto ha la sua importanza, a partire dalla tipologia di nodo fino ad arrivare all’annodatura.
Vediamo ora le varie fasi della lavorazione di un tappeto.

Tipologie di nodi

La conoscenza della tecnica di annodatura utilizzata durante la lavorazione di un tappeto è fondamentale per riuscire a distinguerne la provenienza e, soprattutto, riconoscere un tappeto annodato a mano da un’imitazione prodotta a macchina.

Il tappeto può essere definito come un tessuto di fondo, formato da dei fili longitudinali (ordito), e percorso in senso orizzontale dai fili di trama. Negli intervalli, ossia tra i fili della trama, troviamo righe di nodi affiancati e fissati direttamente sull’ordito.

Nei tappeti orientali abbiamo principalmente due tipologie di nodo:

  1. NODO SIMMETRICO (Ghiordes), anche chiamato nodo turco
  2. NODO ASIMMETRICO (Senneh), o nodo persiano.
lavorazione di un tappeto con nodo ghiordes nodo senneh

Nodo simmetrico
Anche chiamato Nodo Turco o Ghiordes, prende il nome della città in cui è stato utilizzato per la prima volta.
Il nodo simmetrico dona una consistenza molto robusta al tappeto, e per questo viene utilizzato nei tappeti nomadi come i Gabbeh.

I ciuffi di lana che si formano ai termini di ogni singolo nodo formano il cosiddetto “vello”, ovvero la parte morbida e più superficiale del tappeto.

Nodo asimmetrico
Anche detto Nodo Persiano, Senneh o arsibaff. 
Questo nodo favorisce un’annodatura più stretta al tappeto, il che lo rende adatto per i tappeti più ricchi nei dettagli. Il nodo asimmetrico viene utilizzato in Persia, India, Turchia, Egitto e Cina.

Densità dei nodi

La quantità di nodi è detta “densità” e serve a definire la robustezza del tappeto.
La densità varia da 36.000 nodi circa ad un milione per metro quadrato. La densità dei nodi è uno degli indicatori del valore di un tappeto: maggiore è il numero di nodi, più il tappeto è pregiato.

Un tappeto con una densità fino a 100.000 nodi al metro quadrato è considerato di basso pregio. Dai 100.000 ai 200.000 può essere definito di media qualità, semi-pregiato da 200.000 ai 350.000 nodi al metro quadrato, pregiato dai 350.000 ai 500.000, molto pregiato dai 500.000 al milione.
Esistono pochissimi esemplari che superano questo limite e per questo sono considerati rarità.

Come capire quanti nodi ha il nostro tappeto?
Per calcolare la densità occorre moltiplicare il numero di nodi in ciascuna direzione e moltiplicare il risultato per 100. Si calcola notando i nodi sul rovescio del tappeto.

Se, ad esempio, il quadrato conta 30 nodi sulla base e 40 sull’altezza il numero di nodi in un dm quadrato sarà uguale a 1200.
Moltiplicando il risultato ottenuto per 100 avrete 1200 x 100 = 120.000.
La cifra ottenuta è la densità di nodi per metro quadro.

Curiosità: Negli Stati Uniti le unità di misura sono differenti da quelle europee. Per il conteggio dei nodi è usato il pollice o il quarto di dollaro.

Esempio di calcolo dei nodi sul retro del tappeto.

Filato utilizzato

Dalla materia prima utilizzata dipendono il risultato finale e la robustezza del tappeto.
Il materiale più utilizzato nei tappeto è la lana, ma vengono utilizzati anche altri materiali come la seta, il cotone e a volte anche la canapa e la juta. Per capire come i materiali influiscano sul valore del tappeto, leggi questo articolo!

La lana

Le lane più utilizzate sono quella ovina, di cammello e meno frequente quella di capra.
La qualità e la lucentezza della lana cambiano in base all’età, alla parte del corpo, alle condizioni di vita dell’animale e al momento in cui viene tosata.
Di altissima qualità è la lana kork, utilizzata nei tappeti più raffinati come i Qum e i Birjan.

Per poter utilizzare la lana occorre compiere delle lavorazioni.
Dopo la tosa, la lana viene suddivisa per qualità e successivamente si procede alla cardatura, processo nel quale la lana viene lavata e poi “spazzolata” per eliminare tutte le impurità.
Si passa poi alla filatura, in base al suo futuro utilizzo per trama, ordito o vello, viene lavorata in diversi spessori.
In Persia, la gran parte della filatura viene tuttora fatta a mano, il più delle volte su un filatoio, oppure su un fuso tradizionale.

Curiosità: Il colore naturale della lana delle pecore viene utilizzato come base per la colorazione.

La seta

Altro materiale utilizzato per la tessitura è la seta di gelso.
Originaria della Cina venne contrabbandata in altri paesi come Turchia e Persia, dove oggi viene prodotta nelle province di Gilan e Mazandaran sul mar Caspio.

Viene utilizzata nell’ordito, nella trama e nel vello dei tappeti più piccoli e raffinati come il Nain e Keshan.
Alcuni tappeti hanno l’ordito di seta e il vello di lana e alcuni particolari dei motivi realizzati con la seta.
La seta è utilizzata per aumentare il pregio dei tappeti in quanto dona morbidezza e lucentezza.

Il cotone

Il cotone viene utilizzato principalmente per la trama e l’ordito.
Nei tappeti antichi i fili dell’ordito e della trama erano quasi sempre in lana mentre nella produzione attuale, ad esclusione dei tappeti nomadi che sono interamente in lana, l’ordito e la trama sono in cotone.

Materiali utilizzati: lana, seta e cotone.

Annodatura e tempi di lavorazione

Le tecniche di annodatura tramandate per secoli fa tra le popolazioni nomadi si sono sviluppate ed evolute col tempo.

In una giornata di lavoro, un artigiano esperto riesce a concludere 12.000 nodi circa.

Ovviamente, per i tappeti più pregiati o di grandi dimensioni, i tempi di realizzazione raggiungono anche i diversi mesi e ovviamente all’aumentare del tempo impiegato, il valore e di conseguenza il prezzo del manufatto aumenta.

lavorazione tappeto persiano
Realizzazione dei tappeti di grandi dimensioni.

Tipo di telaio

I tappeti vengono lavorati e tessuti su appositi telai, i quali possono essere verticali o orizzontali.

Sostanzialmente, un telaio consiste in una struttura composta da quattro montanti, che mantengono teso l’ordito mentre il tappeto viene annodato. La distanza tra i due montanti laterali determina la larghezza del tappeto, mentre quella tra il liccio superiore e quello inferiore ne stabilisce la lunghezza.

Il telaio orizzontale è usato prevalentemente per la fabbricazione di tappeti di piccolo formato dalle popolazioni nomadi, vista la facile trasportabilità.

In questo caso l’annodatore siede sull’ordito e annoda il tappeto fino a quando non viene interamente ricoperto da nodi.

una donna tesse su telaio verticale
Telaio verticale

La struttura del telaio verticale è simile a quella orizzontale: prevede due montanti ai lati e due travi di chiusura, un liccio inferiore vicino al terreno, e uno superiore.

I tappeti annodati in questa maniera sono più precisi degli altri, e la lavorazione richiede uno sforzo fisico leggermente inferiore rispetto al telaio orizzontale.

Gli altri strumenti utilizzati

Vediamo infine quali sono gli strumenti che gli artigiani utilizzano durante la lavorazione.

Nonostante le tecniche si siano evolute col tempo, gli strumenti di lavoro sono rimasti semplici e, per certi aspetti, primitivi.

  • Lama: serve a recidere i fili del nodo
  • Pettine: serve a comprimere la trama contro i nodi
  • Forbici: servono a rasare ogni riga di nodi terminata e/o l’intera superficie del tappeto
Strumenti utilizzati.

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