Riconoscere il valore di un tappeto grazie ai materiali

Tendenzialmente, si usa attribuire valore al tappeto in base al tipo e al numero dei nodi. In realtà, ciò non è corretto: bisogna valutare infatti tutti gli elementi che concorrono alla sua realizzazione: il materiale, il cromatismo, il disegno, il simbolismo…

Alla formazione del tappeto concorrono diversi fattori, i quali concorrono tutti nel determinare il valore di un tappeto: la materia prima, i colori, i telai, la tessitura, l’annodatura, il disegno e il lavaggio.

I procedimenti poi possono essere diversi, a seconda che il tappeto sia fatto dai nomadi, nei laboratori di corte, o nelle fabbriche.

Oggi parleremo di materiali.

Per i tappeti orientali, i materiali impiegati sono:

  • la lana (di pecora, di capra e di cammello)
  • la seta
  • il cotone
  • il lino
  • la canapa
  • la juta

La lana resta la materia prima per eccellenza: è la tipica produzione di quelle vaste zone dell’Oriente, specialmente delle alture iraniane, turche e dell’Asia centrale, dove pascolano enormi quantità di pecore, capre e – in minor numero – di cammelli.

La qualità della lana non varia solo per il tipo di animale ma – per lo stesso animale – a seconda della parte del corpo! Pancia, spalla, dorso, zampa… la qualità differisce, ed è determinata dalla morbidezza, dalla lunghezza del pelo, dalla sua elasticità.

Per un vello del tappeto morbido e ricco concorre quindi l’alimentazione dell’animale, il suo nutrimento, ma anche l’ambiente in cui l’animale vive: basti pensare che con una vegetazione ricca di cespugli rende il pelo dell’animale più pulito ed elastico in quanto operano sull’animale, al passaggio, come un naturale pettine.

La lana più pregiata? Quella degli animali nei primi cinque anni di vita.
La lana peggiore? Quella presa ad animali morti, che diventa stopposa e ruvida.

Tra le lane più pregiate vi sono quelle prodotte dai nomadi Afshary, Baktiari e Kashkay (Persia meridionale e centrale), l’ottima ma scarsa produzione di Kirman; le lane del Khorassan ,che con quelle dei nomadi Baluchi costituiscono il grosso della produzione persiana; le lane della Persia occidentale, superiori qualitativamente anche alle precedenti.

Particolarmente bella è la lana che si ricava dalla razza di capre dal pelo lungo e bianco che si alleva nel territorio del Kirman.
La lana di cammello viene usata molto nella regione Hamadan, da sola o combinata con quella di pecora e capra. Le popolazioni nomadi sono maggiormente legate alla lana di pecora, che utilizzano anche per i fili dell’ordito e della trama, oltre che per l’annodatura.

L’uso della seta è prevalentemente riservato ai tappeti di lusso, causa l’alto costo del filato e l’alto numero di nodi che richiede. Completamente ignorata in alcune zone, quali il Caucaso e l’Asia Centrale, la seta è poco trattata anche in Turchia e in Persia. Più frequente è invece, nella produzione indiana.

L’uso della seta in Persia ha conosciuto un periodo di esaltazione sotto lo Scià Abbas il grande, tra il 1500 e il 1600, e notevoli esemplari arricchiti con fili d’oro e d’argento alimentarono gli scambi tra Oriente e Occidente e vennero offerti in dono ad alte personalità.

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